Re Niliu? Top Ten!

IN A COSMIC EAR è tra i dieci album preferiti del mese secondo la redazione di  FOLK ROOTS MAGAZINE UK!

frlogo

Re Niliu su Folk Roots … ma in Italiano ;-)

Precedentemente annunciata, postiamo finalmente la recensione (forse una delle più belle che il gruppo abbia mai avuto e che sicuramente ripaga di tanta fatica spesa nel far ripartire la Macchina Reale)  di In a Cosmic Ear,  pubblicata sul numero di marzo della rivista inglese Folk Roots.

In versione originale la trovate più sotto, sempre su www.reniliu.it per meglio apprezzare i giochi di parole “cosmici” del recensore. Questa traduzione è di Mimmo Mellace.

 

Re Niliu In a Cosmic Ear   – Alfa Music AFMCD173

Trent’anni fa, i primi che svelarono al pubblico inglese quanto di meravigliose tradizioni musicali  fosse ricco il Sud dell’Italia , furono i calabresi Re Niliu.

Il gruppo, formato nel 1979 da componenti impegnati in una profonda operazione di ricerca della musica tradizionale della loro regione,  alla fine degli anni ’80,  proprio nel momento in cui stava raggiungendo il pubblico britannico, aveva tuttavia già cominciato ad intraprendere un percorso orientato verso una rinvigorente direzione elettrica della propria musica.

Pubblicarono tre avventurosi album, nei quali era evidente che la Calabria, trovandosi nel mezzo del Mediterraneo, e quindi più vicina al Nord Africa e alla Grecia che al resto del continente europeo, aveva  storicamente recepito moltissime influenze, tutte presenti nella sua musica contadina.

In Pucambù del 1994, il gruppo raggiunse lo stato di grazia, e questo disco infatti è rimasto un classico nel suo genere.

Da quel momento però la band cominciò lentamente a sparire, e non fu prima del 2005 che uno dei suoi leader, Ettore Castagna,  tornò sulle scene con i fantastici Nistanimera,  un nuovo gruppo specializzato in  un repertorio basato sulla musica e le canzoni dell’area grecanica calabrese e pugliese, che ebbe il merito tra l’altro di farci conoscere un’altra forza della natura, la splendida cantante pugliese Anna Cinzia Villani.

Quindi a questo punto, non avete bisogno di molta immaginazione per capire la mia gioia, quando,  aperta la busta imbottita recapitatami , è saltato fuori il primo album dei Re Niliu in vent’anni!

Gioia accresciuta nello scoprire che questo ultimo lavoro, per sua sfortuna intitolato “In a Cosmic Ear”, (perchè a dire il vero qui non ci troviamo davanti a qualcosa del tipo “ I Gong incontrano Donovan”…), è una logica prosecuzione del discorso iniziato con  Pucambù.

Tre dei musicisti di allora Ettore Castagna, Salvatore Megna, Mimmo Mellace sono rimasti nell’attuale formazione, ed un ricco assortimento di strumenti calabresi tradizionali, Zampogna, Lira, Chitarra Battente,Tamburello, ben si integra con  una base ritmica di basso e batteria più “ convenzionale”, unitamente a chitarre elettriche e organetti.

E credetemi, il tutto funziona alla grande: questo disco è quanto di più distante da un lento e sonnacchioso folk rock possiate immaginare.

La spinta formidabile e la pulsazione implacabile di pezzi come Setta Pianeti , o Maratundu, (che sentirete sulla nostra prossima compilation fRoots n° 53), è tanto efficace quanto lo potrebbe essere qualcosa di simile proveniente dal Kenya, Congo o anche dalla vicina Puglia.

I Re Niliu suonano come una fantastica band da grandi raduni,  saldamente ancorata alle proprie radici culturali.

Ed allora salutiamo calorosamente il ritorno  di uno dei più grandi gruppi del mondo, che sono la prova di quella bizzarra teoria,  avanzata da Charlie Gillett, (musicologo, conduttore radiofonico, e produttore discografico britannico,conosciuto soprattutto per i suoi studi sulla musica Rock  e sulla World Music. N.d.T), secondo la quale, in diversi momenti della storia,  una astronave sorvola una zona del nostro pianeta, irradiandola di creatività musicale.

Alla luce di questo disco dei Re Niliu, possiamo allora tranquillamente dire, che proprio in questo momento il Sud dell’Europa,  di tanta forza creativa  è letteralmente inondato . E questo ragazzi, è davvero… “Cosmico”!

 

Ian Anderson, Folk Roots Magazine, Marzo 2015.

One of the world’s great band… Così dice Ian su Folk Roots :-)

folk rootsfolk roots

Re Niliu su Le Canard

Re Niliu Canard Folk

Re Niliu on RootsWorld Radio

Feb 28 2015

rwradio2

Tonight at 8 PM eastern time, and then throughout the week:
On the 141st edition of RootsWorld Radio, I’ll be featuring new music from the long-dormant Calabrian band Re Niliu, who back in the 1980s was one of the leaders of the ‘new routes music’ movement in Italy. We’ll also feature new music by banjoist and composer Paul Elwood and his Invisible Ensemble. Other artists on this week’s show include Last Forever (US), Lhasa de Sela (Canada), Imaginary Homeland (US), Mahsa Vahdat (Iran), Luigi Cinque & The Tarantula Hypertext Orchestra (Italy), and two works from Hector Zazou’s “Songs from the Cold Seas.” More info on the web site: www.RootsWorld.org

Re Niliu su Blow Up di Marzo 2015

Re Niu blow up marzo 2015  completa

Re Niliu… Good Morning America!

26 febbraio 2015 – Questa mattina dalle 7:00 alle 10:00, Cliff Furnald dalla stazione radio WPKN di Bridgeport CT, USA, ha dato il buongiorno agli ascoltatori anche grazie a due brani di RE NILIU , In a Cosmic Ear e Danza Marranza. Possiamo solo immaginare la faccia di qualche suo compatriota, imbottigliato su una mostruosa tangenziale a 6 corsie, al suono delle nostre “Original Calabrian Space Sheeps” e del “Pounding Zuco with Pots&Pans …WAKE UP AMERICA!! ( …e guarda avanti ‘ca sinno’ tamponi…)

 

logo

 

http://www.wpkn.org/cliff/

Un nuovo articolo su Linking Calabria …

Un articolo  (quasi) al giorno… E’ il bello di fare dischi 😉

Grazie Anna!

http://www.linkingcalabria.it/musica/ritorno-casa-re-niliu/

Articolo e recensione su www.blogfoolk.com !!!

Ringraziamo Ciro De Rosa per un lungo articolo/intervista e per la recensione del nostro “In a Cosmic Ear”

http://www.blogfoolk.com/2015/02/re-niliu-in-cosmic-ear-alfa-musicfelmay.html_DSC0999 copia

Ma si trova ancora “Non suli e no’ luna”? … Ci scrive Francesco Latorre

Non suli A

 

Ci scrive Francesco Latorre su FB:

“Carissimi Re Niliu, mi sono avvicinato da poco al mondo della musica folk calabrese (ed essendo nel contempo calabrese ed amante della buona musica – anche folk – è doveroso!) ed il vostro nome è uno di quelli che spicca, un po’ per l’importanza storica, un po’ per l’indubbia bellezza dei vostri arrangiamenti di livello eccelso. Vorrei chiedervi: è possibile reperire copie fisiche dei vostri CD? Almeno del debutto “Non suli e no luna”, che trovo superbo! Grazie e buona musica”.

Risponde Mimmo Mellace:

“Ciao Francesco, grazie per i tuoi complimenti, davvero graditi. Dunque…Se hai una copia in vinile di Non suli e no luna, tienitela stretta perchè non fu mai ristampato. Se hai poi la prima tiratura in cartone bianco (la seconda virava un po’ al grigio, decisamente meno bella, allora mettila in cassaforte! Non esiste purtroppo una versione in Cd, ma è uno dei nostri progetti futuri quello di farne una versione digitale, magari rimasterizzandolo, per tirare fuori meglio i suoni,visti i limiti della registrazione originale, con finanze permettendo. Il fatto è, che non lo potremmo ristampare senza avere anche un artwork all’altezza, con relativo libretto, che come tutti i nostri lavori è particolarmente curato. Ti stai chiedendo se la Regione Calabria dovrebbe finanziare la preservazione/digitalizzazione di questo lavoro, con tutti i soldi che si mangia in fesserie o tornano a Brussells? La risposta è SI. Da quando il gruppo esiste, nessuna istituzione ha speso un centesimo per supportare non tanto un gruppo musicale, quanto una vera e propria operazione culturale. Forse perché, almeno fino a quando è stato in attività, (diciamo quasi la fine degli anni ’90), la moda del Sacro Tarantesimo a tutti i costi, Salento Beach Style, ancora non aveva contagiato anche la più sperduta Pro Loco che per anni era ostaggio del classico impresario-squalo locale, che gli rivendeva da anni artisti bolliti degli anni ’60, decuplicandone il loro cachet, rispetto al reale valore di mercato. (Non affettivo, quello non si discute mai…).Di musica popolare di qualitè, etnica o world come la vogliamo chiamare, non si poteva neanche fare cenno. Pensa che una volta la proprietaria di un famoso camping a Caminia di Catanzaro, di cui taccio il nome per pietà, mi tormentò per organizzare una serata nel suo locale , praticamente in riva al mare.Dopo l’ascolto di Pucambu, mi disse: “…ma ci sono le zampogne! Forse non è il caso…Certo, pensai, se sei una capra, come fai a sopportare il suono che produce un tuo simile sventrato e ripulito a dovere con la calce? Di Caravi se cerchi bene puoi trovare la versione Cd, mentre quasi introvabile è Pucambu, (una volta lo vendeva una francese a 150 euro??!!), considerato da tutti il lavoro dove abbiamo fatto, per così dire quadrare artisticamente il cerchio, ma ti annuncio che miracolo!!, su Amazon ne esistono due o tre copie a prezzi modici…Io stesso dopo averne regalate ai tempi a destra e a manca (o sprecate come l’esempio di cui sopra), sono rimasto con una misera copia, e ho ancora oggi richieste continue …Quindi, fammi sapere, altrimenti corro a comprarle io! Ciao e continua a seguirci.Mimmo Mellace Ps: ovviamente è inutile che ti raccomandi di fare ampie scorte del nuovo cd, In a Cosmic Ear, altrimenti vedi cosa può succedere?”

E poi ancora Francesco:

“Interessantissimi aneddoti! Purtroppo gran parte delle persone ha una propensione per la musica mediocre, e anche la musica folk non fa eccezione, DEVE essere fruibile per poter “acchiappare” un pubblico più nutrito (vedi commercializzazioni che sanno di plastica del folk irlandese, che personalmente adoro). Chiaramente spesso le cose più valide sono introvabili, purtroppo ho potuto ascoltare “Non suli e no’ luna” integralmente su youtube (attraverso il link presente sul vostro sito: meno male che almeno lì è presente! Magistrale e malinconica “Occhi turchini”). Il vostro ultimo lavoro, invece, si trova facilmente anche su ibs e al più presto lo comprerò. Grazie per la risposta nutritissima – è davvero un onore parlare con musicisti preparati, sia dal punto di vista strumentale che da quello etnomusicologico -, continuerò sicuramente a seguire sia voi che le altre realtà musicali calabresi… e spero che un giorno riuscirete a convincere la nostra regione che la musica, quella vera e sentita, di qualità, merita qualche soldo in più, deve essere preservata attraverso la diffusione; alla fine non si chiede molto. Buona continuazione di carriera! “