Il Re Niliu è soprattutto un sound, un modo di suonare e di pensare la
musica. La nostra identità musicale sta nel viaggio. Il punto di partenza è
una Calabria cosmica, un Sud di ogni Sud. E’ il “Villaggio nella Memoria”
di De Martino. Un posto dove tornare, da cui andarsene, da rimpiangere,
da rifiutare, da amare e odiare come per ogni Sud avviene. Suoniamo la
nostra condizione di meridionali del mondo che hanno imparato a
convivere con questo viaggio interminabile, a farne la propria casa
accettando che quello è il vero patrimonio di un’Itaca che altre ricchezze
non ha.
A seconda degli orientamenti, delle stagioni, delle formazioni il gruppo
propone il suo originale discorso fra l’acustico primordiale e
l’elettroacustico incrociando rock e sonorità etniche.
Il viaggio nei suoni acidi della cultura orale della Calabria si incrocia con
le diversità di una musica marginale, maledetta, interrogativa accettando
la sfida della contemporaneità, attraversando senza troppi timori il
mondo di echi e di specchi del digitale.
La Calabria di Re Niliu è metafora artistica di ogni Sud , cerca l’intrigo
con altri Sud musicali nella zuppa metamorfica di un pianeta che si
muove. Come recita una poesia di Antonino Mazza: “Our house is in a
cosmic ear”. E non può essere diversamente. Oggi siamo qui, domani
saremo altrove. L’importante è portare dentro di sé il tatuaggio, il segno,
il tocco di quella diversità che fa vivere e che ci identifica nel villaggio
della nostra memoria. Quello al quale abbiamo scelto di appartenere non
quello assegnato dall’anagrafe, dal codice a barre, dal social network.