10 mar 2015
Re Niliu su Folk Roots … ma in Italiano ;-)
Precedentemente annunciata, postiamo finalmente la recensione (forse una delle più belle che il gruppo abbia mai avuto e che sicuramente ripaga di tanta fatica spesa nel far ripartire la Macchina Reale) di In a Cosmic Ear, pubblicata sul numero di marzo della rivista inglese Folk Roots.
In versione originale la trovate più sotto, sempre su www.reniliu.it per meglio apprezzare i giochi di parole “cosmici” del recensore. Questa traduzione è di Mimmo Mellace.
Re Niliu – In a Cosmic Ear – Alfa Music AFMCD173
Trent’anni fa, i primi che svelarono al pubblico inglese quanto di meravigliose tradizioni musicali fosse ricco il Sud dell’Italia , furono i calabresi Re Niliu.
Il gruppo, formato nel 1979 da componenti impegnati in una profonda operazione di ricerca della musica tradizionale della loro regione, alla fine degli anni ’80, proprio nel momento in cui stava raggiungendo il pubblico britannico, aveva tuttavia già cominciato ad intraprendere un percorso orientato verso una rinvigorente direzione elettrica della propria musica.
Pubblicarono tre avventurosi album, nei quali era evidente che la Calabria, trovandosi nel mezzo del Mediterraneo, e quindi più vicina al Nord Africa e alla Grecia che al resto del continente europeo, aveva storicamente recepito moltissime influenze, tutte presenti nella sua musica contadina.
In Pucambù del 1994, il gruppo raggiunse lo stato di grazia, e questo disco infatti è rimasto un classico nel suo genere.
Da quel momento però la band cominciò lentamente a sparire, e non fu prima del 2005 che uno dei suoi leader, Ettore Castagna, tornò sulle scene con i fantastici Nistanimera, un nuovo gruppo specializzato in un repertorio basato sulla musica e le canzoni dell’area grecanica calabrese e pugliese, che ebbe il merito tra l’altro di farci conoscere un’altra forza della natura, la splendida cantante pugliese Anna Cinzia Villani.
Quindi a questo punto, non avete bisogno di molta immaginazione per capire la mia gioia, quando, aperta la busta imbottita recapitatami , è saltato fuori il primo album dei Re Niliu in vent’anni!
Gioia accresciuta nello scoprire che questo ultimo lavoro, per sua sfortuna intitolato “In a Cosmic Ear”, (perchè a dire il vero qui non ci troviamo davanti a qualcosa del tipo “ I Gong incontrano Donovan”…), è una logica prosecuzione del discorso iniziato con Pucambù.
Tre dei musicisti di allora Ettore Castagna, Salvatore Megna, Mimmo Mellace sono rimasti nell’attuale formazione, ed un ricco assortimento di strumenti calabresi tradizionali, Zampogna, Lira, Chitarra Battente,Tamburello, ben si integra con una base ritmica di basso e batteria più “ convenzionale”, unitamente a chitarre elettriche e organetti.
E credetemi, il tutto funziona alla grande: questo disco è quanto di più distante da un lento e sonnacchioso folk rock possiate immaginare.
La spinta formidabile e la pulsazione implacabile di pezzi come Setta Pianeti , o Maratundu, (che sentirete sulla nostra prossima compilation fRoots n° 53), è tanto efficace quanto lo potrebbe essere qualcosa di simile proveniente dal Kenya, Congo o anche dalla vicina Puglia.
I Re Niliu suonano come una fantastica band da grandi raduni, saldamente ancorata alle proprie radici culturali.
Ed allora salutiamo calorosamente il ritorno di uno dei più grandi gruppi del mondo, che sono la prova di quella bizzarra teoria, avanzata da Charlie Gillett, (musicologo, conduttore radiofonico, e produttore discografico britannico,conosciuto soprattutto per i suoi studi sulla musica Rock e sulla World Music. N.d.T), secondo la quale, in diversi momenti della storia, una astronave sorvola una zona del nostro pianeta, irradiandola di creatività musicale.
Alla luce di questo disco dei Re Niliu, possiamo allora tranquillamente dire, che proprio in questo momento il Sud dell’Europa, di tanta forza creativa è letteralmente inondato . E questo ragazzi, è davvero… “Cosmico”!
Ian Anderson, Folk Roots Magazine, Marzo 2015.